lunedì 25 febbraio 2013

25 marzo Capodanno Pisano

25 MARZO: IL CAPODANNO PISANO

Al tempo dell'Impero Romano l'inizio dell'anno coincideva con le calende di marzo, vale a dire con il primo giorno del mese. Quando poi Quinto Fulvio Nobiliore ebbe la necessità di diventare console, tale data fu anticipata alle calende di gennaio. Fu Giulio Cesare, nel 45 a.C., a codificare questa innovazione, fissando l'inizio dell'anno con il 1° gennaio.
Nel periodo del solstizio d’inverno, che all’epoca era il 25 dicembre, si celebrava il riallungarsi delle giornate, il trionfo della luce sul buio. La Chiesa trasformò poi questa festa pagana in festa cristiana, ricordando in quel giorno la nascita di Gesù Cristo.
Caduta Roma nel 476 d.C. e finite le invasioni barbariche, nel Medioevo nacquero le libere Repubbliche e i liberi Comuni. Così molte città italiane elaborarono diverse unità di pesi e misure, coniarono monete proprie, istituirono proprie leggi e tasse e crearono anche propri calendari, tornando in molti casi a far coincidere l'inizio dell'anno con un evento od una festività primaverile.
I Pisani, almeno fin dal X secolo, decisero di far coincidere l'inizio dell'anno con l'Annunciazione (e quindi l'Incarnazione di Gesù), ossia 9 mesi prima del 25 dicembre. Si ottenne così l'Anno Pisano ab Incarnatione Domini (o Christi, o Dei), in anticipo sul calendario comune. Il 25 marzo diventò il primo giorno del nuovo anno solare, che si sarebbe poi concluso il 24 marzo successivo. Il primo documento datato in stile pisano (abbreviato s.p.) risale al 985.
La data del 25 marzo ha una doppia valenza: ci ricorda l’Annunciazione alla Vergine (a cui peraltro è intitolata la Cattedrale alfea) ed è prossima all’equinozio di primavera, che vede il risveglio della vita dopo i rigori invernali.
Proprio per quest’ultima ragione il mese di marzo fu scelto da molte altre città e Paesi per sancire l’inizio dell’anno: dall’Inghilterra alla stessa Roma, dalla Francia alla Russia. Come Pisa, anche Siena e Firenze scelsero il giorno 25, calcolando però un anno di ritardo rispetto alla città alfea.
Il calendario pisano restò in vigore per secoli anche nelle terre appartenenti alla Repubblica di Pisa: la costa fra Porto Venere e Civitavecchia, Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Corsica, Sardegna, Baleari, Gaeta, Reggio Calabria, Tropea, Lipari, Trapani, Mazara, Tunisia, Algeria, Egitto, Palestina, Siria, la città di Azov (nel Mare omonimo, sulla foce del fiume Don) e infine Costantinopoli, dove i Pisani e i Veneziani furono gli unici occidentali a potersi stabilire.
Questo calendario durò fino al 20 novembre 1749, giorno in cui il Granduca di Toscana Francesco I di Lorena ordinò che in tutti gli Stati toscani il primo giorno del gennaio seguente avesse inizio l'anno 1750. Quindi lo Stato Pisano, formato grosso modo dalle attuali Province di Pisa e di Livorno, si uniformò all'uso del calendario gregoriano come il resto della Toscana.
Negli anni '80 del Novecento si tornò a parlare di questa festa alfea, grazie all’interessamento e alle ricerche di Paolo Gianfaldoni, attento cultore di cose pisane che l’8 aprile 1982 pubblicò su un quotidiano locale la notizia di questa celebrazione fino allora dimenticata da secoli. Oggi il Capodanno Pisano è sempre più atteso e festeggiato, con numerose iniziative culturali che precedono e seguono la data del 25 marzo, ed anche conviviali con cenoni tipici nei ristoranti della Città.
Oggi come ieri l'inizio dell’Anno Pisano è scandito da una sorta di orologio solare: a mezzogiorno di ogni 25 marzo un raggio di sole penetra nel Duomo da una finestra rotonda della parete meridionale e colpisce una mensola posta sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano, sul lato opposto.
L'evento è preceduto da un corteo storico che, composto da rappresentanti dell’antica Repubblica Marinara e delle Magistrature dei quartieri, si snoda per la Città ed entra in Cattedrale al suono di tamburi e chiarine: non è folclore né rievocazione, ma una vera festa devozionale del Popolo Pisano che con i mezzi e i modi tramandati attraverso la Sua storia gloriosa rende omaggio alla Vergine Maria nel giorno dell’Annunciazione. Si tiene quindi una breve cerimonia religiosa che termina alle 12 esatte con la frase rituale: "A maggior gloria di Dio e invocando l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San Ranieri nostro Patrono, salutiamo l'anno... [uno in più rispetto al calendario comune]”.
La mensola illuminata è sorretta da un piccolo uovo di marmo. L'uovo, simbolo di vita, di nascita, di una storia senza fine… come quella della nostra amata Pisa.

Compagnia di Calci
Amici di Pisa

programma delle iniziative del Capodanno Pisano
http://www.pisaunicaterra.it/articoli-in-evidenza/496-capodanno-pisano-2014.html


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