venerdì 14 agosto 2009

29 agosto ricorrenza della Battaglia di Montecatini

Come ogni anno, la Compagnia di Calci ricorda la sua partecipazione alla battaglia di Montecatini, dove difese la Repubblica Pisana che sconfisse Firenze e la Lega Guelfa


Nel 1315, due anni dopo la costituzione della Compagnia di Calci, era Capitano del popolo e Podestà di Pisa, Uguccione della Faggiola, già Governatore di Genova come Vicario Imperiale; uno dei più valorosi condottieri Ghibellini, temutissimo per il suo grande valore. Dopo varie fortunate imprese, Uguccione della Faggiola si ritrovò nominato Capitano Supremo di Guerra per dieci anni, riuscendo ad ottenere una pace separata con Lucca, nemica di Pisa, il 25 Aprile 1314. Firenze, anche essa acerrima nemica dei Pisani, si allarmò ed in breve tempo riuscì a fare in modo che Lucca si ribellasse. Questo fatto indusse Uguccione della Faggiola ad occupare la città ribelle che per alcuni giorni fu saccheggiata specie ad opera dei Cavalieri Tedeschi al soldo di Pisa.

Dopo questo fatto vennero intraprese ad opera dei Pisani varie iniziative e conquiste nei territori occupati dai Guelfi finché a causa delle pressioni sempre più gravi esercitate da Uguccione della Faggiola, Roberto d'Angiò, Re di Napoli, si decise ad inviare nuove truppe al comando del fratello Filippo, principe di Taranto, in aiuto dei Fiorentini per cercare di frenare l'iniziativa di Uguccione della Faggiola e la conseguente espansione dei Pisani.

Uguccione non rimase però inattivo, ed anche lui, si diede a rafforzare il proprio esercito con le truppe degli alleati, Visconti di Milano, Cangrande della Scala di Verona, Passerino Bonaccolsi di Mantova, Guidi Tarlati d'Arezzo e con altre truppe mercenarie il 10 Agosto 1315 invase la Val di Nievole, forte di circa 30.000 fanti e 4.000 cavalieri attestandosi davanti a Montecatini.

Di contro l'esercito Guelfo anche esso mossosi ad incontrare quello Ghibellino si attestò a Monsummano al comando di Filippo di Taranto forte di circa 36.000 uomini e 5.000 cavalieri.

Siamo incerti sul numero esatto dei componenti dei due eserciti; i diversi autori che hanno trattato l'argomento riportano cifre diverse; è accertato comunque che ambedue erano composti di oltre 30.000 uomini ciascuno e che quello dei Pisani, facenti parte della lega Ghibellina era in numero assai minore di quello Guelfo con gli alleati Fiorentini.

Filippo di Taranto fece la prima vera mossa strategica dopo diversi giorni di scaramucce muovendo con tutte le sue forze oltre Buggiano per tagliare i rifornimenti alle truppe di Uguccione della Faggiola che assediavano Montecatini. Il giorno dopo le truppe Guelfe catturarono una colonna di rifornimenti uccidendo diversi fanti. Questo fatto fece rompere ogni indugio ad Uguccione della Faggiola, comandante delle truppe Ghibelline, il quale fece finta di ritirarsi dalla parte di Lucca togliendo l'assedio al castello di Montecatini e lasciandovi solo 200 soldati i quali vennero subito impegnati dalle truppe del Principe Filippo di Taranto che desiderava portare aiuto e viveri agli assediati.

Era la mattina del 29 agosto 1315. Guglielmo Boraldo, della parte Guelfa, interpretando che il muoversi delle truppe Pisane Ghibelline fosse dovuto ad una fuga, ordinò le schiere Fiorentine e alleati Guelfi alla battaglia. La parte destra dello schieramento era composto da Senesi e da Colligiani e comandato dal giovane Carlo d'Acaia, figlio diciottenne del Principe Filippo. Sulla sinistra comandava i cavalieri il valorosissimo capitano Berengario Carroccio.

Comandante del secondo schieramento era il generale Piero di Eboli, fratello del Principe di Taranto e del re Roberto di Napoli. Il Principe Filippo di Taranto che in quei giorni era ammalato era invece il comandante dell'ultimo schieramento nonché generalissimo di tutto l'esercito. Dall'altra parte, il nerbo dell'esercito Ghibellino composto di uomini scelti, era comandato da Francesco, figlio di Uguccione della Faggiola facente parte del primo schieramento.

Il secondo schieramento era composto dai valorosissimi cavalieri tedeschi al soldo della Repubblica Pisana e comandati da un cavaliere francese, cugino di Arrigo VII di Lussemburgo. Il resto dell'esercito, tra cui i 4.000 micidiali e addestratissimi arcieri pisani, erano comandati dallo stesso Della Faggiola. Il primo a muoversi fu l'esercito Guelfo. Sotto il sole di agosto, verso il mezzogiorno, le prime insegne nemiche che apparvero agli occhi di Uguccione furono quelle di Carlo, figlio del Principe Filippo unitamente ai vessilli Fiorentini ed a quelli Senesi comandati dal Carroccio.

L'esercito Ghibellino era pronto ed attendeva l'urto delle armi in un religioso silenzio che faceva da contrapposto alle grida degli attaccanti. Ad un segnale di Uguccione lo squillo delle trombe d'argento si levò nell'aria. Era il segnale per l'ala sinistra comandata dal proprio figlio Francesco che si mosse con un urlo a sostenere l'attacco. L'urto tra le opposte schiere fu violentissimo, il sangue cominciò ad arrossare il terreno, mentre l'urlo dei feriti e il lamento dei morenti sopraffece il rumore dei brandi e il gridare dei combattenti.

I Guelfi che pensavano di trovarsi di fronte a delle retroguardie si accorsero invece che tutto l'esercito Ghibellino era schierato a battaglia e la pugna si accese più cruenta e terribile. Tra il polverone che si levava dalla mischia ad un tratto Uguccione si accorse che le rosse insegne pisane, sebbene il valore dei combattenti fosse altissimo, stavano indietreggiando. Se pur faticosamente le milizie Guelfe respingevano i Ghibellini. Ancora una volta gli squilli argentei della fazione ghibellina si udirono nell'aria. Era il segnale stabilito per la cavalleria, quasi tutta formata da cavalieri tedeschi, che partì al galoppo gettandosi all'attacco con il rumore di un tuono, impegnando subito la cavalleria Guelfa avversaria che riuscì tuttavia a sostenerne l'urto.

Uguccione non si era ancora mosso. Si limitava a dare ordini ed ad osservare. Aveva con sé fanti freschi ed una terribile carta ancora da giocare. Erano i 4.000 balestrieri pisani che ad un certo momento, dietro suo ordine, scattarono incominciando la loro terribile opera, a distanza, sulle truppe Guelfe.

Le frecce, come una pioggia da micidiali nubi, caddero sui nemici facendo strage. Questi soldati, frutto di dura disciplina ed esperienza, privi di armature scattavano veloci e rapidi ricaricando le loro armi con tecnica impareggiabile e velocissima successione. Il terrore cominciò a serpeggiare tra le milizie Guelfe che vedevano cadere i loro compagni ad uno ad uno. La cavalleria tedesca riprese animo, si organizzò ripartendo al contro attacco. Ad un certo punto Uguccione fu raggiunto da un porta ordini trafelato, latore di una ferale notizia. Il proprio figlio Francesco comandante del primo schieramento era morto in combattimento.

Fu a questo punto che Uguccione affranto dal dolore per la perdita del giovane figlio, si gettò anche lui nella battaglia con il resto delle truppe. Lo schieramento nemico fu sfondato dalle truppe pisane e alleate, le quali, dopo poco, riuscirono a sgominare e metter in fuga disordinata l'esercito Guelfo verso le paludi di Fucecchio, ove vi perirono annegati molti uomini.

Secondo il « Breve vetus Antiariorum » dell'Archivio di Stato Pisano vi furono 10.000 morti e 7:000 furono i prigionieri Guelfi fatti dai Pisani. Secondo altri autori le cifre furono molto, superiori.

Dalla parte Guelfa oltre al giovane Carlo figlio del Principe Filippo, vi perì Piero Conte di Eboli, il cui cadavere non fu più trovato e si pensò quindi fosse annegato nella Gusciana. Illustri cittadini di Firenze, di Siena, Bologna, Perugia, Napoli, alleate Guelfe, perirono gettando nel dolore migliaia di famiglie. Tra i Ghibellini perirono, insieme a decine di nobili e illustri cittadini anche Stefano, nipote del Cardinale da Prato; il figlio di Uguccione, Francesco della Faggiola; il capitano fiorentino Giovanni Giacotti dei Malespini, il quale si trovava a combattere fra le file pisane insieme ad altri fuorusciti e che portava lui stesso la bandiera imperiale.

Il corpo del giovane Francesco della Faggiola fu posto in un sarcofago romano nel Camposanto Monumentale di Pisa nella cui tabella, retta da due putti volanti, si legge la seguente epigrafe:

SEPULCRUM FRANCISCI DE FAGIOLA MORTUI IN BELLO MONTIS CATINI - A.D. MCCCXVI (stile pisano)

Anche il corpo del Malespini fu posto in un sarcofago romano nel Camposanto Monumentale. Nella tabella tra due pilastri scanalati si può decifrare la seguente iscrizione:

SEPULCRUM DOMINI IOHANNIS GIACOTTI MALESPINI DE FLORENTIA MORTUI IN BELLO MONTIS CATINI - A.D. MCCCXVI

La battaglia di Montecatini segnò una strepitosa vittoria per le truppe Ghibelline e la stella di Uguccione, che dopo poco incomincerà ad eclissarsi ,per la storia della Repubblica Pisana, arrivò al suo apice.

Firenze fu costretta a pagare per non essere invasa e conquistata dai pisani, che se lo avessero fatto, forse avrebbero cambiato la storia toscana e tirrena per sempre.


notizie tratte dal sito del Comune di Pisa

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